Appunti per una biografia di Giulio Carlo Argan
a cura di Claudio Gamba
Giulio Carlo Argan (Torino
17-05-1909 – Roma 12-11-1992) è stato uno dei maggiori
critici d’arte del Novecento. Negli anni Venti vive a Torino dove si
dedica dapprima alla pratica della pittura (frequenta
la scuola di
Casorati e lo studio del futurista Fillia), entra a far parte dell’ambiente
culturale gobettiano e si forma all’Università con Lionello Venturi,
ricevendone l’esempio di una critica di impostazione crociana, ma
estesa anche all’arte contemporanea. Si interessa soprattutto di
architettura e di storia della critica d'arte: nel 1930 esordisce con gli articoli
Palladio e la
critica neoclassica
e
Il pensiero critico di Antonio da Sant’Elia;
nel 1931 si laurea con una tesi su Sebastiano Serlio. Pubblica
articoli e recensioni su "La Cultura", "L'Arte", "Casabella", e scrive
numerose voci per l'Enciclopedia Italiana e il Grande
Dizionario Enciclopedico UTET.
A Roma frequenta la Scuola
di Perfezionamento,
conosce Adolfo Venturi, è assistente di Pietro Toesca, e nel 1933 entra nell’Amministrazione
Antichità e Belle Arti, diventando ispettore prima a Torino, poi a Modena e
infine a Roma alla Direzione Generale, dove nel 1938 elabora il progetto
dell’Istituto Centrale del Restauro e redige la rivista "Le Arti". Nel
1936-37 pubblica nella serie NEMI
due volumetti
sull'architettura medievale e nel
1937-38 un manuale di storia dell'arte per i licei (con Pirro Marconi). Nel 1939 compie un
viaggio negli Stati Uniti e in quello stesso anno sposa Anna Maria Mazzucchelli, già redattrice della "Casabella" di Pagano e Persico.
Nel 1939-40 fa parte della Giuria del I° e II° Premio Bergamo. Durante la guerra si prodiga per il salvataggio e il trasferimento in
Vaticano delle più importanti opere d'arte italiane, convogliate da
varie sedi dell'Italia centrale.
Nel
dopoguerra interviene in difesa dell’arte astratta e dell’architettura
moderna (Henry
Moore,
1948;
Walter Gropius e la Bauhaus,
1951;
La scultura di Picasso
1953;
Pier Luigi Nervi,
1955), occupandosi anche di urbanistica, di museologia, di design, del
rapporto arte-tecnica, della funzione educativa dell'arte (nel 1954
traduce il libro di H. Read, Educare con l'arte);
tra le tante riviste a cui collabora ricordiamo "La Nuova Europa" di
Salvatorelli, "Il Politecnico" di Vittorini, "Belfagor" di L. Russo,
"Letteratura" di Bonsanti, "L'immagine" di Brandi, "Comunità"
di A. Olivetti, "Civiltà della macchine" di L. Sinisgalli,
"Aut aut" di E. Paci, "Il Verri" di L. Anceschi, "Casabella-Continuità"
di Rogers, "L'Architettura" di Zevi, e ancora "Metron",
"Società", "Museum", "Quadrum", "Ulisse", "La casa", "Zodiac",
"L'Europa letteraria". Negli anni Cinquanta pubblica
alcune monografie su artisti rinascimentali, mettendo a frutto i
suoi legami con studiosi del Warburg Institute (dove è invitato a
tenere lezioni nel 1947) e utilizzando in modo
molto personale il metodo iconologico (Brunelleschi,
1955;
Fra’ Angelico,
1955;
Botticelli,
1957); elabora
inoltre una nuova interpretazione dell’arte barocca attraverso le chiavi della
"tecnica" e della "rettorica" (Borromini,
1952;
L’architettura barocca in Italia,
1957;
L’Europa delle capitali,
1964).
Nel 1955 inizia l’insegnamento universitario a Palermo e poi dal 1959
a Roma; è direttore della sezione moderna dell'Enciclopedia
Universale dell'Arte e partecipa alla fondazione del "Saggiatore"
di Albero Mondadori; nel 1958 entra
a far parte del Consiglio Superiore Antichità e Belle Arti (vi
resterà, nelle varie sezioni, fino all'istituzione del Ministero dei
Beni Culturali nel
1974). Nel 1959
l’Accademia Nazionale dei Lincei gli conferisce, congiuntamente a
Cesare Brandi, il Premio «Antonio Feltrinelli» per la Critica dell’Arte. Dal
1958 è membro per l'Italia del Comité International d'Histoire de
l'Art (CIHA), del quale sarà eletto presidente nel 1979. Nel 1962,
dopo la morte di Venturi, diventa vicepresidente dell’Associazione
Internazionale dei Critici d’Arte (AICA) e poi presidente dal 1963 al
1966 (è inoltre presidente della Sezione italiana).
Negli anni Sessanta,
attraverso anche il sodalizio con Palma Bucarelli, ha un ruolo di primo piano nel
dibattito sullo sviluppo delle correnti più moderne: dall’informale
all’arte gestaltica, dalla pop art all’arte povera, fino
all'elaborazione della tesi sulla morte dell'arte, cioè la crisi
irreversibile del sistema delle tecniche tradizionali dell'arte nella
società industriale e capitalistica. Dal 1963 al 1970 è tra i
principali promotori dei Congressi di Verucchio e San Marino; nel
1964-65 i suoi interventi sull'arte e l'architettura contemporanee
sono riuniti nelle raccolte
Salvezza e caduta nell’arte moderna
e
Progetto e destino
(volume che gli frutta nel 1967 il XIV Premio Europeo Cortina-Ulisse). Nel 1968
pubblica la Storia dell’arte italiana (per oltre due decenni il più
diffuso manuale scolastico di storia dell'arte),
seguita da
L’arte moderna 1770-1970, e
nel 1969 fonda la rivista «Storia dell’arte» (per il primo numero
scrive il saggio programmatico e metodologico: La storia dell'arte).
Negli anni 1962-64 scrive articoli per la terza pagina del "Messaggero". Un
ruolo significativo è svolto da Argan nella rivalutazione della
pittura inglese dell'Illuminismo, dell'arte neoclassica e dell'opera
di Antonio Canova attraverso varie conferenze e i corsi universitari
tenuti tra il 1964 e il 1969.
Negli anni 1976-79 è
sindaco di Roma e dal 1983 senatore della Repubblica nelle liste del Pci
per due legislature. Dal 1974 fino al 1986 cura una rubrica artistica
su "L'Espresso" (collabora anche con vari quotidiani e negli ultimi
anni soprattutto con "L'Unità"). Nel 1982 dona la sua biblioteca
all’Università di Roma e nel 1983 gli viene conferito il titolo di
Professore Emerito.
Nel 1987 è eletto presidente della Casa Editrice Einaudi; nel
1990 diventa
presidente della «Fondazione Filiberto Menna»; sempre nel 1990
pubblica
Michelangelo architetto
(scritto con B. Contardi, il volume viene presentato in Quirinale). Negli anni Ottanta si dedica con determinazione alla difesa
del patrimonio artistico e alla riforma delle leggi di tutela (molti
interventi sono raccolti nei volumi
Dodici leggi per i Beni
Culturali e Discorsi parlamentari). Nel 1991-92
il Partito Democratico della Sinistra gli affida l'incarico di
"ministro" dei beni culturali e ambientali nel cosiddetto "governo
ombra". Nel 1991 fonda
l'Associazione Bianchi Bandinelli con l'intento di promuovere il
dialogo e la cooperazione tra il mondo della ricerca e quello della
tutela.
Le sue
più importanti raccolte di scritti sono:
Studi e note,
Roma 1955;
Salvezza e caduta nell’arte moderna,
Milano 1964;
Progetto e destino, Milano
1965; Studi e note. Dal Bramante a Canova, Roma 1970;
Occasioni di critica, Roma 1981,
Storia dell’arte come storia della città,
Roma 1983;
Da Hogarth a Picasso,
Milano 1983;
Classico Anticlassico,
Milano 1984;
Immagine e persuasione,
Milano 1986; Ritratti di opere e di artisti, 1993;
Progetto
e oggetto, Milano 2003.