Prima pagina di testo
Se
l’antitesi, che comunemente si pone, tra le crisi di un cultura
continuamente ansiosa di trascendersi e la certezza in una realtà
esterna ed immobile fosse davvero qualcosa di più che un ingorgo d’idee,
pericoloso soltanto per chi v’incorra, l’esame della pittura di Tosi non
porterebbe oltre l’analisi di una sua poetica o dei motivi psicologici
del suo «sentimento
della natura»;
né, così tipizzando la situazione mentale
dell’artista in una remota formula romantica, sapremmo poi
-
essergli grati d’aver assiduamente
conservato al termine «naturalismo»
il contenuto storico, di cui parevano doverlo per
sempre privare, con l’inerte adesione, gli epigoni della tradizione
ottocentesca e, con l’accorta
polemica,
i pionieri della metafisica delle forme pure. Poiché, se indubbiamente
più alta era la
dignità morale di quanti dall’esperienza storica sottilmente decantavano
«gli elementari della pittura»,
gli inizi sicuri di uno stile, la
dialettica del dissidio era tanto tesa da riportar fatalmente i concetti
di realtà e cultura oltre
il campo
magnetico dello spirito, in una zona astratta che negava alle idee ogni
gravitazione nella storia; all’azione dell’arte anche il mezzo iniziale
della vita; e finalmente escludeva, dall’opposta, polarità dei principi,
la circolazione attiva del sentimento.