Dal risvolto di copertina:
IL VOLUME PRESENTA
gli atti
del convegno tenutosi a Bergamo nell’aprile del 2002. Molteplici sono
state le ragioni che hanno spinto l’università di Bergamo a promuovere
questo convegno nel decennale della morte di Carlo Giulio Argan.
La prima, e
irrinunciabile, consiste nel rimemorare e rileggere con forza e con orgoglio la
figura di un uomo e di uno storico dell’arte particolarmente “anomalo” nella
storiografia artistica italiana del Novecento.
La seconda, più
vicina e in qualche misura più diretta e coinvolgente, riguarda la storia del
Novecento, in cui Bergamo ha svolto un ruolo rilevante nell’ambito della
storiografia artistica mediante il Premio Bergamo cui il giovane Argan partecipò
quale giurato delle due prime edizioni (del 1939 e del 1940). In entrambe le
occasioni Argan (con lui c’erano nella giuria del primo Roberto Longhi e, tra
gli altri, i pittori Casorati e Funi, in quella del secondo Leonardo Borgese e
tra gli artisti ancora Funi e Paolucci, Rosai e Saetti) svolse un ruolo
determinante ad orientare una vivacità di scelte artistiche diverse, promotore
di questa fronda dell’arte italiana che fu il passaggio obbligatorio per
giungere all’astrazione italiana nel dopoguerra.
Il convegno ha
così sottolineato le varie sfaccettature della personalità di Argan,
inscindibili l’una dall’altra: la profonda umanità che si innesta e prende
posizione all’interno della problematica delle arti, nella duplice funzione
critica e didattica.