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Claudio Auria

Note sulla carriera amministrativa di Giulio Carlo Argan

in«Le Carte e la Storia», Rivista di storia delle istituzioni,  n. 2, dicembre 2003,

pp. 189-202.

 

Articolo di anticipazione del saggio

«La Stampa», 31 gennaio 2004, Tuttolibri, pag. 5
 

Per la cultura i gerarchi fascisti sapevano scegliere i migliori
 

di Claudio Auria


NEL corso di una ricerca dedicata alla ricostruzione delle figure dei circa 200 provveditori agli studi fascisti ho avuto modo di esaminare, presso alcuni archivi storici, diversi documenti relativi alla carriera del giovane Giulio Carlo Argan nell'amministrazione delle belle arti durante gli anni Trenta (il saggio, «Note sulla sulla carriera amministrativa di Carlo Giulio Argan» è in uscita sull’ultimo numero della rivista Le carte e la storia edita dal Mulino, n.d.r.). Due i gruppi di documenti di maggior interesse: quelli relativi all'adesione del futuro sindaco di Roma al Pnf, avvenuta nel marzo 1928, quando aveva da non molto compiuto 18 anni; quelli riguardanti la nomina a provveditore agli studi, avvenuta nel giugno 1936 per opera di Cesare Maria De Vecchi. La notizia, finora sconosciuta, dell'iscrizione di Argan al Pnf non rappresenta in sé nulla di scandaloso, se si considera che la stragrande maggioranza degli intellettuali italiani di quegli anni avevano per convinzione, interesse o necessità, preso la tessera. Semmai ciò che potrebbe destare qualche perplessità è il fatto che in quegli anni l'adesione al partito non era ancora obbligatoria per non essere discriminati nella vita civile (ad esempio nell'accesso ai pubblici concorsi), cosa che avverrà solo qualche anno più tardi. Inoltre, in quel periodo (1926-32) le iscrizioni al partito erano chiuse e vi si poteva accedere solo attraverso la leva fascista, cioè le organizzazioni giovanili del partito, si può quindi ipotizzare che Argan si fosse iscritto anche a quelle organizzazioni. Tuttavia la giovane età di Argan e il carattere sostanzialmente formale di quell'iscrizione, possono fare dubitare che si sia trattato di una adesione meditata e convinta al fascismo. L'altra notizia è quella della nomina a provveditore agli studi del ventisettenne Argan, avvenuta nel giugno 1936. Quella nomina consente di ricostruire i primi anni della carriera di Argan all'interno dell'amministrazione delle Belle arti e soprattutto consente di spiegare l'eccezionale rapidità di quella carriera, fino ad oggi rimasta misteriosa. Che Argan avesse svolto nell'amministrazione delle Belle arti una carriera particolarmente veloce era noto: egli aveva preso servizio nell'agosto 1933 come ispettore del ruolo dei musei, monumenti, gallerie e scavi d'antichità; aveva lavorato presso le Soprintendenze di Torino (Galleria sabauda) e di Bologna (Galleria estense di Modena). Nell'aprile 1935 era stato comandato presso la Direzione generale per le Antichità e Belle arti del Ministero dell'Educazione nazionale e lì aveva raggiunto, già nell'agosto 1938, la qualifica di ispettore centrale per le arti. Ciò che fino ad oggi non si sapeva è che quella rapidissima carriera nelle belle arti fu determinata proprio dalla nomina a provveditore agli studi, che in effetti fu strumentale a quella carriera. Argan, infatti, nominato provveditore (VI grado) il 14 giugno 1936 quando era un semplice ispettore (IX grado) delle Belle arti, era stato destinato alla sede di Alessandria dove però era rimasto soltanto un mese, dato che già dopo le ferie di agosto era rientrato nei ruoli delle Belle arti conservando il VI grado e transitando nella qualifica di soprintendente. Nel settembre 1936 Argan, nominalmente destinato alla Soprintendenza all'arte medievale e moderna di Verona, era stato nuovamente comandato con la nuova qualifica presso il Ministero dell'educazione nazionale. La nomina a provveditore non era stata determinata da particolari meriti nel campo della scuola, che Argan sicuramente non possedeva. La ragione di quella nomina va, invece, ricercata nel rapporto fra lo storico dell'arte e il quadrumviro De Vecchi. Un primo documento che dimostra l'esistenza di relazioni fra i due personaggi risale al periodo (agosto- ottobre 1933) in cui il giovane ispettore era il direttore della Galleria sabauda di Torino e De Vecchi non era ancora ministro: Argan si era rivolto all'allora ambasciatore presso il Vaticano per chiedergli un aiuto per la creazione di un centro di studi storico artistici presso la Galleria. E' probabile che i due si fossero conosciuti già qualche anno prima all'interno dell'ambiente culturale torinese ed in particolare in quello degli storici del Risorgimento (Argan fra il 1931 e il 1932 si era occupato di storia del Risorgimento, anche con una pubblicazione). Lo stesso trasferimento di Argan presso il Ministero dell'educazione nazionale (avvenuto nell'aprile 1935) era stato precedentemente concordato con il quadrunviro che, secondo una fonte di polizia, avrebbe collocato il giovane ispettore addirittura all'interno della propria segreteria nel palazzo della Minerva, sede del Ministero. In quel periodo (aprile 1935 - giugno 1936) lo storico dell'arte aveva potuto dedicarsi intensamente agli studi accompagnati anche da una straordinaria attività pubblicistica, importante anche per la successiva carriera universitaria: in quel periodo relativamente breve scrisse e pubblicò tre libri, moltissime voci del Grande dizionario enciclopedico della Utet e dell'Enciclopedia italiana, saggi, articoli e recensioni. La nomina a provveditore di Argan non fu determinata da sue particolari attitudini in materia scolastica, bensì era maturata all'interno di un progetto di "fascistizzazione" e quindi di "svecchiamento" dei vertici dell'amministrazione scolastica periferica voluta da De Vecchi. Il ministro, con quel progetto, ricostituendo gli uffici scolastici a livello provinciale, e non più regionale (come voluto invece da Gentile nel 1923), aveva creato 70 nuovi posti di provveditore. Un così alto numero di posti disponibili aveva consentito al quadrumviro di "rivoluzionare" la situazione esistente mediante l'immissione nei ruoli dei provveditori di presidi, professori, funzionari dei Provveditorati e di altri rami dell'Educazione nazionale. L'esito di quella rivoluzione, probabilmente, non sarà quello auspicato da De Vecchi (significativa in questo senso è la bassa percentuale in quelle nomine di fascisti militanti), ma questi sono temi che verranno approfonditi nel libro sui provveditori di cui facevo cenno all'inizio. Il saggio intitolato «Note sulla carriera amministrativa di Giulio Carlo Argan», invece, prende in esame in particolare le prime 18 nomine di provveditori operate da De Vecchi: quelle operate il 14 e il 15 giugno 1936, fra cui naturalmente quella dello storico dell'arte. Quelle nomine premiarono persone di provenienze professionali diversissime ma con un elemento comune: l'estraneità al mondo della scuola, con l'eccezione di alcuni ispettori scolastici privi dei requisiti formali per essere nominati, ma vicini al partito. In quei due giorni, oltre agli ispettori scolastici, vennero nominati: funzionari di vari ruoli dell'Educazione nazionale (fra cui Argan), funzionari di altre amministrazioni pubbliche, giornalisti e liberi docenti universitari. Analizzando le biografie di quegli uomini ci si accorge come siano tutti riconducibili al quadrumviro (su tutti la figura di Giuseppe Stroppa, segretario particolare di De Vecchi); al tempo stesso si può avanzare che gran parte di quelle nomine furono determinate da meriti culturali. Particolare attenzione, infine, meritano le nomine operate il 14 giugno (che peraltro cadeva di domenica, quasi a indicare l'eccezionalità di quelle nomine), cioè le prime in assoluto fatte da De Vecchi dopo la sua riforma scolastica. Quelle designazioni avevano riguardato sei giovani brillanti studiosi di discipline storiche, artistiche e letterarie che De Vecchi, proprio con quelle nomine intendeva premiare e avvicinare a sé, in qualche misura anticipando comportamenti che saranno propri del ministro Bottai. I nomi di quei giovani erano: Giulio Carlo Argan, Bruno Molajoli, Giorgio Rosi, Vito Perroni, Carlo Morandi e Giuseppe Stroppa (cui va aggiunto quello di Ernesto Sestan, nominato il 15 giugno). Quei giovani avranno destini diversi: alcuni diventeranno famosissimi, altri assumeranno importanti incarichi nella pubblica amministrazione, qualcuno, infine, finirà nell'anonimato; tuttavia, tutti al momento della nomina a provveditore rappresentavano agli occhi di De Vecchi quanto di meglio si poteva mettere in campo per il successo della fascistizzazione della scuola italiana.

 

 

Articolo-recensione di Carlo Bertelli

«Corriere della Sera», 19 febbraio, 2004, pag. 39

 

ELZEVIRO Il quadrumviro ministro

Il rozzo De Vecchi e le sue Belle arti

Dal dicastero dell' Educazione lanciò uomini come Argan, Brandi e Sestan

di Carlo Bertelli

 

La rivista «Le carte e la storia», edita dal Mulino, conduce da tempo minute ricerche che mettono a confronto la vulgata storica con l' evidenza, da accogliere sempre con prudenza critica, dei documenti. Nel numero appena uscito Claudio Auria dà conto della selezione di un gruppo direttivo operato dal quadrumviro Cesare Maria De Vecchi nei sei anni in cui fu ministro dell' Educazione nazionale, il nome che aveva assunto il liberale ministero della Pubblica istruzione, dal cui titolo si è ora fatto cadere - e non a caso - l' aggettivo qualificativo «pubblica». Lo stesso autore del saggio ne ha pubblicato di recente un condensato sulla stampa quotidiana. Le rivelazioni sulle spinte iniziali alla carriera di uomini come Argan, Brandi, Sestan, Carlo Morandi si sono meritate un titolo che risponde al più ammirato revisionismo d' oggi: «Per la cultura, i gerarchi fascisti sapevano scegliere i migliori». In realtà ciò che più sorprende è la scelta intelligente di giovani allora assai poco noti, operata da un personaggio tutt' altro che colto e aperto com' era De Vecchi. Chi lo conobbe di persona lo descrisse «rozzo», «grezzo», «tutto re e patria»; al ministero, si guadagnò il nomignolo di «Conte Sciabola». Nel 1922, le sue squadre avevano distrutto una cinquantina di associazioni popolari, assaltato una quarantina di consigli comunali, lasciato 8 morti e 25 feriti fra gli antifascisti; dopo la marcia su Roma, con la «strage di Torino», fecero una ventina di morti, fino a simulare la fucilazione dei redattori dell' Ordine nuovo. Prima di diventare ministro era stato governatore di Mogadiscio (200 «rivoltosi» passati per le armi il 28 ottobre 1926) e come ambasciatore presso il Vaticano aveva promesso «legnate» ai suoi interlocutori. Giunse al ministero nel gennaio del 1935, con un programma che condensò in uno slogan: la «bonifica della cultura». Il consiglio superiore della Pubblica istruzione fu cambiato con l' immissione, come membri di diritto, di rappresentanti del partito e dell' Opera nazionale balilla, le università furono private della loro autonomia, Gentile fu destituito dalla direzione della Scuola normale di Pisa, che riebbe solo per un intervento diretto di Mussolini. L' idea militaresca di De Vecchi era quella della centralità del comando, da ottenere con ferrei controlli politici nel settore della scuola e dell' università, mentre per le cosiddette antichità e belle arti decise di creare l' inedito ruolo degli ispettori centrali, superiori per grado e stipendio ai soprintendenti, capaci di suggerire indirizzi e priorità nazionali. L' efficacia, le responsabilità e i compromessi di questo gruppo di funzionari superiori richiederebbero una lunga ricerca, che ancora non è stata fatta. Negli anni, il ruolo così prestigioso decadde in un cimitero degli elefanti. Ma come avesse fatto il «rozzo» De Vecchi a scovare i suoi uomini resta misterioso. Evidentemente, le strutture universitarie, in particolare la scuola di Adolfo Venturi e di Pietro Toesca, avevano messo in luce i giovani di valore. Gli attacchi a De Vecchi vennero dallo stesso suo partito, dove Starace e Farinacci sostennero che non era attraverso i canali ministeriali che si poteva «fascistizzare» la gioventù, bensì con l' intervento diretto delle organizzazioni fasciste. Con l' ottusità militaresca di un Alec Guinness che costruisce un ponte per i giapponesi, De Vecchi aveva creato una struttura che sarebbe sfuggita di mano ai fascisti, e con la quale seppe operare, sei anni dopo, il suo successore Giuseppe Bottai, in un ministero alleggerito dell' ipoteca fascista proprio dai personalismi di Starace e Farinacci. Fu in questo contesto che si arrivò al premio Bergamo, che Argan definì della «buona pittura», in contrasto con il premio Cremona di propaganda del regime. Insomma, aveva retto quella che era ancora una struttura di formazione della cultura, che si basava su una lunga tradizione delle università e delle soprintendenze. Spogliata dei presupposti ideologici, la riforma centralistica di De Vecchi portò, nonostante tutto, a un affinamento del dibattito scientifico, con la creazione, fra l' altro, a opera di Argan e Brandi, dell' Istituto centrale del restauro. Un' astuta alchimia burocratica aveva permesso l' avanzamento rapidissimo dei giovani prescelti. Recentemente l' annoso problema dell' efficienza si è ripresentato con la parola d' ordine della governabilità, cui si è risposto con lo spoil system, ovvero con la scelta diretta, da parte del ministro, dei più alti funzionari, in particolare dei soprintendenti regionali. La differenza sostanziale è che nel 1935 ci si trovò ad operare in un quadro risorgimentale di valori stabili, mentre oggi sono all' ordine del giorno le alienazioni del patrimonio, i conflitti di competenze con le Regioni e con la Chiesa, e ciò in un assetto burocratico nel quale la permanenza in ruolo del soprintendente dipende dal gradimento personale e politico del ministro.