Corriere della Sera - Pagina 9 (6 maggio 2006)
Viale De Felice guarda Villa Torlonia
Il difficile omaggio toponomastico di Roma agli umanisti
Vie, viali, piazze. In una città come Roma, in tempi recenti, solo l' intitolazione di una nuova strada in un parco, magari nel cuore verde di una villa storica, garantisce la centralità (geografica) dell' omaggio toponomastico. Per il resto, onde evitare lo stravolgimento del sistema dei numeri civici, è inevitabile che anche a personaggi illustri, morti più o meno di recente, vengano tributati omaggi nelle nuove periferie. È andata tutto sommato bene, negli ultimi anni, a Gassman e Mastroianni, entrambi titolari di un «largo» all' interno di Villa Borghese (ma all' attore della «Dolce Vita» è dedicata anche una via in zona Malafede). Ed è un bel viale pure quello intitolato, da ieri, a Renzo De Felice. Una strada nel verde, inaugurata ieri dal sindaco Veltroni e dal direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli - allievo e collaboratore del celebre storico scomparso dieci anni fa - che attraversa l' interno di Villa Torlonia dall' ingresso su via Nomentana fino al pronao dell' edificio settecentesco già residenza di Mussolini. Omaggio simbolico e certo non casuale, per una strada da intitolare a colui che, del duce e del fascismo, fu il principale biografo e studioso, attirando su di sé mille polemiche e ingiuste accuse di «revisionismo», fin da quando - giovanissimo, dalla fine anni ' 50, dunque a poca distanza dalla caduta del regime - ebbe il merito («e il coraggio», come ha sottolineato Veltroni) di sottrarre il dibattito sul fascismo alla sfera dell' emotività e dell' ideologia, consegnandolo ai rigori dell' indagine storiografica. «Un piccolo gesto - ha commentato Mieli dopo lo svelamento della targa - ma significativo, perché voluto da una giunta presieduta da Veltroni e perché simboleggia una grande conciliazione politico-culturale, la stessa che vorremmo ispirasse la vita politica del Paese». E curiosamente, nella complessa mappa toponomastica della capitale, un altro omaggio nel «verde» era toccato poco tempo fa anche al maestro di De Felice, lo storico Federico Chabod, col quale De Felice discusse la tesi di laurea e il cui viale si trova ben acquartierato a Villa Ada; altro sito dove, senza inceppare la burocrazia, si è potuto ultimamente procedere a eclettici tributi (lì, si trovano, tra le altre, le strade intitolate a Don Milani e Luigi Di Liegro). La toponomastica, da sempre, è anche fonte di polemiche (su tempi e luoghi di attribuzione): orienta infatti la memoria collettiva e stabilisce rapporti col passato, a volte soggetti a radicali cambiamenti (dopo il fascismo, per fare due esempi, a Roma i «Martiri fascisti» sloggiarono per far posto al viale Bruno Buozzi, mentre il viale del Re divenne viale Trastevere). Costruire «contesti» toponomasticamente omogenei, in una città storica, non è semplice. Ed ecco spiegato perché intellettuali, scrittori, storici del Novecento si trovino spesso lontani gli uni dagli altri. Ciò nonostante, anche a Roma si possono rintracciare raggruppamenti con un senso, per lo più nei quartieri sorti negli ultimi lustri o, appunto, in siti più centrali ma senza abitanti. Della prima categoria fa parte il quadrante tra il Raccordo e la Laurentina, dove si trova gran parte del «Parnaso» letterario, non solo italiano, del XX secolo, con le targhe fra i tanti, di Silone, Pavese, Ungaretti, Moravia, Gadda, e dei francesi Proust e Gide (poco distante, ai tempi della giunta Rutelli furono intitolate vie anche a Lennon e Marilyn Monroe). Nella seconda categoria rientrano invece le recenti «scalea» Bruno Zevi ed «esedra» Giulio Carlo Argan» a Valle Giulia, là dove lo stesso Rutelli pensò (decisione rientrata dopo le polemiche) di intitolare un largo a Giuseppe Bottai.
Edoardo Sassi